Introduzione ai promessi sposi

Scelta del genere testuale
Manzoni sceglie come genere letterario il romanzo anche se secondo la mentalità classicista, infatti, è considerato un genere inferiore non sufficientemente in grado di trattare tematiche "alte", degne di considerazione.
È un simbolo del movimento romantico poiché si colloca nella battaglia per un rinnovamento culturale italiano in senso moderno. Consente di rappresentare la realtà così com'è. Attira un pubblico di lettori più vasto per la semplicità del linguaggio e per un interesse più ampio dei temi trattati.

La trama
La vicenda si svolge in Lombardia tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola. A don Abbondio, curato di un piccolo paese posto sul lago di Como, viene imposto di non celebrare il matrimonio di Renzo Tramaglino con Lucia Mondella, della quale si è invaghito Don Rodrigo, il signorotto del luogo. Costretti dall'arroganza dei potenti a lasciare il paese natale con l'aiuto del buon frate Cristoforo, Lucia e la madre Agnese si rifugiano in un convento di Monza, mentre Renzo si reca a Milano con il vago proposito di ottenere in qualche modo giustizia. Don Rodrigo fa rapire Lucia dall'Innominato, un altro signore prepotente e rotto a tutti i delitti, ma la vista della fanciulla così ingiustamente tormentata e l'arrivo del cardinale Borromeo provocano al losco sicario una crisi di coscienza: invece di consegnare la fanciulla a Don Rodrigo, l'Innominato la libera. Intanto Renzo è arrivato a Milano mentre il popolo tumultua per la carestia e, scambiato per uno dei capi della sommossa, è costretto a fuggire a Bergamo. La Lombardia è straziata dalla guerra e dalla peste, ma Renzo torna a Milano per cercare la sua promessa sposa. Ritrova Lucia in un lazzaretto insieme a frate Cristoforo che cura gli infermi tra i quali, abbandonato da tutti, c'è Don Rodrigo morente. Placata la peste, dopo tante vicissitudini Renzo e Lucia possono finalmente diventare marito e moglie.

Il seicento e la giustizia
Fin dall'inizio veniamo proiettati nella società del '600, con i signorotti locali che governano secondo le loro leggi, dette grida, e protetti dai Bravi, persone al di fuori della legge ma posti al di sopra di essa. La società aristocratico-feudale del Seicento non solo non conosce la certezza del diritto, non concepisce il cittadino ma soltanto il suddito, ma non è neppure in grado di far funzionare la macchina della giustizia. È quindi una società senza legge, dove i governanti si scoprono impotenti, nobili e ricchi opprimono a loro piacimento il popolo e questo è dimostrato proprio da Don Rodrigo.
Uno dei temi di fondo dell’opera è proprio la giustizia. Essa ci viene presentata sotto varie forme e descritta in vari modi. Notiamo il tema centrale del diritto a partire dalla violazione del diritto di Renzo e Lucia a sposarsi da cui tutta la storia ha inizio, ma già nel primo capitolo nell'incontro fra don Abbondio e i bravi, il commento alle "gride" rende certo il lettore che l’impunità del delitto era la norma. Nel romanzo il diritto violato non viene comunque ristabilito mai: né don Rodrigo, né l’innominato, né quanti sono stati loro complici o sicari pagano per i delitti commessi.
In questo fatto vengono coinvolti parecchi personaggi e, naturalmente, c’è chi agisce a favore e chi contro. Dalla parte di Renzo e Lucia vediamo schierati Agnese e Fra Cristoforo. Di contro Don Rodrigo con il suo seguito di Bravi e il Dottor Azzeccagarbugli.